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PROGETTO EDUCATIVO 17-18

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1. PRINCIPI FONDAMENTALI

– CONTESTO SOCIALE, CULTURALE, ECONOMICO IN CUI OPERA LA SCUOLA
Il distretto brianzolo, facente parte della regione Lombardia è caratterizzato da un numero di aziende piccole e medie imprese. Lo sviluppo è distribuito in modo abbastanza omogeneo, il reddito industriale è tra i più alti del mondo. La presenza di immigrati nella nostra provincia è notevole e contribuisce a sostituire la mancanza di manodopera locale in alcuni settori. Il quadro socio-economico della provincia può essere considerato buono, con una componente extracomunitaria che necessita di integrazione. In particolare la scuola svolge un ruolo di notevole importanza a supporto della linea educativa delle famiglie.

– DIRITTO ALL’EDUCAZIONE
Gli art. 3 e 34 della Costituzione assicurano la centralità della persona, il suo diritto a realizzarsi anche attraverso l’apprendimento e lo studio.
Ogni persona ha diritto all’educazione e all’istruzione. Questo diritto delle persone e dei cittadini va adeguatamente distinto dal diritto delle scuole, e non può venire impedito dal diritto della repubblica di istituire scuole di ogni ordine e grado, perché l’impegno dello Stato nell’assicurare a tutti l’istruzione non può ledere il diritto di libertà di apprendimento e di scelta delle scuole e/o dei docenti.
Le provvidenze del diritto all’istruzione se vengono distinte da quelle del diritto cosiddetto allo studio con riferimento agli interventi statali o regionali, non possono, per questa distinzione funzionale alla loro erogazione, privare gli aventi diritto solo perché si iscrivono a scuole non statali. Infatti il diritto all’istruzione, alla formazione e allo studio non è un diritto delle scuole, ma dei cittadini utenti.
Varie forme di opportunismi per non adempierla sono lesive di diritti garantiti dalla Costituzione e discriminano ingiustamente gli alunni che non frequentano scuole di stato, oltre a creare una mentalità e una cultura contrarie all’esercizio concreto della libertà distinzione tra diritto soggettivo e interesse legittimo.
In questo contesto proponiamo i principi fondamentali, che, mentre garantiscono la pubblica utilità del nostro servizio, specificano le linee del progetto educativo di istituto. .

– DIRITTO-DOVERE DEI GENITORI DI EDUCARE E ISTRUIRE I FIGLI
I genitori sono titolari del diritto di educare e di istruire i figli (art. 30 della Costituzione) e garantiscono il diritto dei figli all’educazione e all’istruzione oltre che il diritto alla libertà di apprendimento. La libertà di insegnamento e la libertà di istituzione è strumentale di fronte a tale diritto dei genitori. Il diritto dei genitori, chiarissimo e inalienabile, riceve limitazioni dalla persona stessa del figlio e come tale la famiglia non può avere rispetto alle persone che ragioni di mezzo. Pertanto i genitori devono rispettare nei figli i diritti connaturali a tutti gli uomini, diritti inalienabili e assoluti.

– COMPITO DELLA SCUOLA IN GENERALE
Compito della scuola in generale è promuovere lo sviluppo e la formazione della persona, nel rispetto delle differenze e delle identità di ciascuno nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori e secondo i principi sanciti dalla Costituzione e dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
– I PRINCIPI ISPIRATORI DELLA NOSTRA SCUOLA

Il progetto educativo di istituto si ispira per la sua finalità e per la loro attività didattico – pedagogica agli art. 3, 21, 33 e 34 della Costituzione Italiana. – IDEALI EDUCATIVO – FORMATIVI GENERALI
Nello spirito delle idealità fondamentali di un Progetto educativo proponiamo una formazione integrale, umana e cristiana, individuale e sociale degli alunni, attraverso gli strumenti dell’istruzione e dell’educazione.

OBIETTIVI EDUCATIVI
a) Valori personali:
Istruzione ed educazione concorrono a formare uomini di sano senso critico, capaci di realizzare scelte responsabili; permettono di scoprire il vero senso della libertà come capacità di costruire la propria vita nella verità, nel rispetto, nella giustizia, nell’amore; stimolano il senso della creatività come risposta al bisogno di rinnovamento interiore sia come desiderio di concorrere al miglioramento della realtà circostante; promuovono la maturazione affettiva.
b) Valori sociali:
Istruzione ed educazione spronano i giovani a essere comunicativi, usando saggiamente la parola come mezzo di espressione del pensiero e del sentimento, al fine di un migliore inserimento nel gruppo sociale; rispettano e orientano le scelte professionali e gli interessi culturali; responsabilizzano a un impegno personale e collettivo al servizio della società; educano al pluralismo ideologico e culturale
c) Valori religiosi:
Istruzione ed educazione aiutano a riconoscere e valutare, da una prospettiva cristiana, le posizioni politiche, economiche, e sociali del mondo moderno; alimentano lo sviluppo e la crescita progressiva di valori.
d) Ricerca del significato della vita:
Istruzione ed educazione sviluppano la capacità di riflettere sul proprio io e sulla realtà visibile e non visibile, in modo da dialogare compiutamente e costruttivamente con ogni altro individuo.

COMUNITÀ EDUCATIVO-SCOLASTICA
La Comunità educante, costituita da tutti coloro che pur in diverso modo e misura partecipano alla vita della Scuola che si ispira nel profondo ai valori cristiani, è il centro propulsore insieme responsabile di tutta l’esperienza culturale ed educativa. In particolare genitori, docenti e alunni contribuiscono al raggiungimento dei fini a cui l’azione educativa tende: è pertanto indispensabile che queste tre componenti operino in un rapporto di continua interazione e collaborazione sul piano umano e operativo.

2. CONTESTO STORICO, SOCIO – CULTURALE, ECONOMICO
La Brianza è un vasto territorio situato a Nord di Milano, collocato in un triangolo ideale delineato dai Comuni di Monza, Lecco e Como. Ad Est e ad Ovest la Brianza si estende dal fiume Adda al fiume Lambro, a Nord e a Sud dalla città di Lecco alla città di Monza. Fino all’Ottocento il nome “Brianza” (nome celtico che significa “luogo elevato”) ha indicato esclusivamente una piccola area intorno a Castello Brianza, detta Monte Brianza, vicino al lago di Oggiono. Sono stati gli storici e poeti ottocenteschi che hanno parlato per primi di Brianza come di un territorio riconoscibile anche se privo di confini istituzionali.
Il territorio dell’attuale provincia di Monza e Brianza è stata una delle prime aree italiane ad essere vivacemente industrializzata da una pluralità di settori e di tipologie di imprese differenti.
Dall’antico lavorio di carattere rurale che ha modellato il territorio, la Brianza ha visto nascere nuovi insediamenti manifatturieri che hanno qualificato l’intero assetto urbano, produttivo e sociale.
Storicamente, l’industrializzazione della Brianza è partita negli ultimi decenni dell’Ottocento. Originariamente si trattava prevalentemente di industria tessile.
Anche la vocazione produttiva legata alla lavorazione del legno e dell’arredamento è stata attivata dalla modificazione del territorio avvenuta a partire dal XVI secolo con la riscoperta del territorio da parte dell’aristocrazia milanese e dal suo popolamento nelle ville signorili: è proprio per arredare tali ville che è stata attivata, da parte delle comunità locali brianzole, la capacità di lavorare il legno e di inventarsi tipologie di arredamento che via via si sono evolute e raffinate.
Una spinta fondamentale è stata data anche dalla costruzione della Villa Reale di Monza che ha naturalmente impresso un’accelerazione di tipo qualitativo alla lavorazione del mobile. La qualità è diventata il marchio di fabbrica della produzione industriale del mobile brianzolo, marchio divenuto rinomato in tutto il mondo.
Accanto agli insediamenti manifatturieri rimangono tracce di antichi insediamenti rurali che hanno svolto, di epoca in epoca, funzioni di tutela e salvaguardia del territorio.

Tra questi, va certamente annoverata l’abbazia che è stata per secoli un’eccellente forma di difesa dei valori paesaggistici del territorio brianzolo in quanto unico proprietario e gestore di grandi appezzamenti terrieri.
All’abbazia è succeduta, a partire dal 1400, la cascina che ha saputo mantenere e rinnovare questo ruolo di custode del territorio fino alla metà del Novecento, periodo corrispondente all’avvio dell’urbanizzazione moderna.
L’urbanizzazione lombarda ha dei caratteri specifici: l’ininterrotto continuum urbano ha preso vita dalla grande lottizzazione post-Prima Guerra Mondiale. In quel periodo storico, i grandi proprietari terrieri iniziarono a parcellizzare e vendere le proprie proprietà terriere che diventarono man mano inservibili per l’agricoltura per la progressiva diminuzione delle rese agricole. A quel punto, i nuovi proprietari le destinarono definitivamente all’edificazione, attività molto più remunerativa. In Lombardia la crescita urbana è avvenuta secondo un modello policentrico per il quale molte città sono ininterrottamente cresciute accentrando e moltiplicando medesime funzioni.
La logica dello sviluppo urbano radiale lungo le grandi vie di comunicazione cioè del centro urbano che progressivamente erode territorio e si sviluppa verso l’esterno attraendo alla città tutto il territorio a corona circostante, è stata la tendenza assolutamente prevalente in tutto il secondo dopoguerra. Gli squarci di campagna rimasti dovrebbero essere sempre più considerati oggi come luoghi da tutelare in funzione del benessere pubblico che generano e non più delle aree bianche in attesa di urbanizzazione.
La struttura istituzionale della Brianza è stata nei secoli fortemente condizionata da una costante logica di sviluppo della “Grande Milano” e dall’assenza di un’azione politica forte nel territorio.
Dal 2009 finalmente la Brianza è divenuta provincia autonoma con la denominazione di Provincia di MONZA E DELLA BRIANZA.
Storicamente, alla fine del primo Millennio, il territorio brianzolo era diviso in feudi, più propriamente chiamati contadi: Bazzana, Martesana e Seprio.

Tra questi, la Martesana era un contado molto vasto che andava da Gorgonzola fino a Saronno ma che non ha mai avuto un conte. Ciò si spiega perché era troppo a ridosso di Milano: i vari poteri (arcivescovile, comunale, poi signorile) che si sono succeduti all’inizio del secondo Millennio su Milano, non avrebbero mai tollerato l’esistenza di un potere alternativo così vicino a quello della Grande Città. Quindi la Martesana era un contado nel quale l’influenza milanese è rimasta sempre determinante. Anche nel periodo dei Visconti e degli Sforza si manifesta un processo tendenzialmente accentrativo che non ha consentito la crescita di autonomie spiccate.
All’inizio del Regno d’Italia, la legge amministrativa del 1859 per la prima volta istituì una nuova ripartizione amministrativa, il Circondario, diviso a sua volta in Mandamenti, che, per quanto riguarda il territorio brianzolo, individuava un’area praticamente coincidente con l’ambito dell’attuale Provincia di Monza e Brianza.
Questo ordinamento è durato solo fino al 1927 perché la nuova legge provinciale, emanata dal Fascismo, abolì i circondari e mandamenti e trasformò le province da organismi parzialmente elettivi a organismi esclusivamente di controllo. Le province nel nuovo ordinamento italiano sono diventate organi eletti ma con un numero di competenze limitate e senza autorità per le autonomie locali rispetto allo stato centrale.

L’istituzione del Circondario di Monza, che si estendeva per circa 50 comuni, comprendeva alcuni Mandamenti tra cui Desio, Seveso, Carate, Monza fino al mandamento di Vimercate. Almeno due di questi raggruppamenti coincidono con quelle che sono diventate aree omogenee: si riconoscono una Brianza centrale lungo il corso del Lambro che ha ancora una caratterizzazione tessile-meccanica, una Brianza occidentale caratterizzata da una massiccia presenza del settore legno-arredo e poi c’è l’area orientale del Vimercatese contraddistinta dal settore dell’Information Technology (IT) e delle Telecomunicazioni (TLC).

Nell’attuale periodo di rimodulazione della presenza produttiva e della riorganizzazione del sistema viabilistico e dei trasporti sarà possibile ricostruire uno stato di armonia tra aspetti rurali e produttivi, che l’urbanizzazione quantitativa ha radicalmente modificato negli ultimi cinquant’anni, se si riuscirà a sviluppare una cultura di paesaggio urbano che rispetti la residua ruralità

In questo contesto l’Istituto vuole realizzare un proficuo confronto con gli Enti Locali, con le Università, con le imprese di beni e servizi, con l’associazionismo e il volontariato allo scopo di promuovere una sempre più stretta integrazione socioculturale e formativa.
L’istituzione scolastica si prefigge di formare figure professionali al servizio del territorio e del tessuto industriale e artigianale.

Con 2.073,3 (duemilasettantatre/3) abitanti per chilometro quadrato la Brianza si conferma un territorio ad altissima densità demografica, maggiore di circa cinque volte la densità demografica della regione (411,8 abitanti per chilometro quadrato).

L’analisi di medio – lungo periodo (1999-2009) mostra un incremento della popolazione brianzola dell’11,1%, superiore a quello dell’intera regione (+9,5%). Nel 2009, che rispetto all’anno precedente registra un incremento di popolazione residente dello 0,9%, si conferma la tendenza, già verificatasi in passato, che vede il maggior sviluppo dei comuni più piccoli.
Superiore la crescita della popolazione straniera che nel 2009 aumenta del 9,1% in un anno e rappresentata il 6,9% di quella residente nell’area brianzola; una percentuale, quest’ ultima, che, sebbene inferiore al dato regionale (10,0%), risulta in crescita rispetto agli anni precedenti.

La Brianza si distingue nel panorama lombardo anche per l’attenzione all’ambiente espressa in termini di capacità dei suoi abitanti di gestire i rifiuti.
Un altro aspetto di rilievo per il territorio brianteo e per l’impatto che ha sull’economia in generale è quello dell’andamento delle quotazioni immobiliari: il trend del 2009 evidenzia, per il secondo anno consecutivo, una riduzione dei volumi di vendita accompagnata da un rallentamento dei prezzi delle abitazioni.

Con poche eccezioni, la quasi totalità dei comuni registra variazioni pressoché nulle dei prezzi degli immobili di nuova costruzione, e tra essi anche Monza.
È un dato che conferma la vivacità dell’iniziativa imprenditoriale brianzola e che colloca la Provincia ai primi posti tra le province lombarde nella classifica per variazione di imprese attive.

Nell’anno solare 2009 peraltro, la provincia di Monza e Brianza è stata l’unica provincia lombarda, oltre a Brescia, a far registrare una variazione positiva delle imprese attive.
I dati 2009 sull’espansione del tessuto imprenditoriale brianzolo evidenziano quindi una forma di “tenuta” delle imprese nelle difficoltà generate dalla crisi economica generale. In quest’ ottica, si collocano i primi segnali di ripresa emersi dall’indagine congiunturale sull’industria manifatturiera brianzola dei primi tre trimestri del 2010.

Le imprese insediate nel territorio brianzolo appartengono per
–il 37,3% al settore dell’industria e dell’artigianato che registra 20.600 unità (contro il 26% della Provincia di Milano e il 31,5% della Lombardia)
–il 29,3% al settore del commercio, con 16.000 unità (contro il 28% della Provincia di Milano e il 29,2% della Lombardia)
–il 33,4% al settore dei servizi, caratterizzato da 18.500 unità (contro il 46% della Provincia di Milano e il 39,3% della Lombardia)
— lo 0,3% all’agricoltura, con solo 165 unità
A livello occupazionale, la percentuale degli addetti nelle imprese con meno di 10 addetti è attorno al 20% nelle tre aree del Nord Italia: 21.4% in Brianza, 19.4% in Lombardia e 19.2% nel Nord Ovest.
La struttura dimensionale del sistema industriale della Brianza, con particolare riferimento al settore manifatturiero in quanto trainante dell’economia dell’area, mette in evidenza:
l’assoluta predominanza delle piccole imprese (numero di addetti inferiore a 50) che rappresentano circa il 97.5% delle imprese totali;
– tra queste, le micro imprese – caratterizzate da un numero di addetti inferiore a 10 – coprono l’80% della realtà industriale manifatturiera, specializzazione predominante nel territorio brianzolo.
Le medie imprese (addetti compresi tra 50 e 249) raggiungono una percentuale del 2% sul totale del territorio. il numero delle grandi imprese (addetti superiori a 250) è marginale rispetto al totale (0.5%).
Le imprese artigiane ricoprono un ruolo di rilievo nell’economia locale; in particolare sono trainanti nel comparto del Mobile (83.3% del totale), in quello della produzione di metallo (69.6%) e in quello della fabbricazione di macchine e apparecchiature elettriche (58.6%).
La “dimensione” del sistema produttivo è il miglior indicatore dello spirito d’iniziativa che è stato opportunamente definito come uno dei valori fondativi della cultura della “comunità” della Brianza nella sua affermazione storica. La Brianza rappresenta a tutti gli effetti un’area ad elevata specializzazione industriale. Il tessuto delle imprese si contraddistingue, da un lato, per un elevata 

3. RAPPORTO SCUOLA TERRITORIO – POPOLAZIONE SCOLASTICA – BACINO DI UTENZA
La Regione Lombardia è la prima in Italia a poter confrontare i dati elaborati in base alle iscrizioni alle scuole degli studenti di ogni ordine e grado per l’anno scolastico 2011/2012.
Dei 93.000 alunni lombardi che nell’anno 2010-2011 frequentano la terza media, il 42 per cento si è orientato sui licei, il 29 per cento sugli istituti tecnici, l’11 per cento sui professionali, il 17 per cento sui percorsi regionali di istruzione e formazione professionale; circa 72.200 alunni hanno scelto le scuole statali, 5.300 le scuole paritarie e 12.300 i centri di formazione professionale regionali, mentre 3.300 frequenteranno i percorsi regionali di istruzione e formazione professionale attivati all’interno delle scuole statali.
Il percorso di gran lunga più richiesto è quello del liceo scientifico, con circa 12.500 iscritti; decisamente più arretrati il liceo linguistico (6.400), il liceo delle scienze umane (erede delle sperimentazioni dell’ex istituto magistrale: 5.600 alunni iscritti), il liceo classico (3.700) e il liceo artistico (3.600); i licei musicali, vista la loro specificità e il loro ridottissimo numero, raccolgono circa 350 iscrizioni.
Tra gli istituti tecnici spiccano nel settore economico l’indirizzo ‘amministrazione, finanza e marketing’ con 8.900 iscritti e, nel settore tecnologico, l’indirizzo ‘informatica e telecomunicazioni’, con 3.700. L’ex istituto alberghiero (‘servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera’) riscuote il maggior successo nell’ambito dell’istruzione professionale quinquennale, mentre il percorso triennale regionale più richiesto è quello di “operatore del benessere” (3.700).
Da un’analisi più approfondita dei dati emerge un sostanziale equilibrio tra i diversi percorsi: nell’area professionale, tra percorsi di ordinamento statale e regionale, rientra il 28% del totale.
(fonte Lombardia Notizie)

La realtà della provincia di Monza Brianza
La popolazione scolastica è composta da 23.247 unità, cosi suddivise:
— 15.8% nelle scuole per l’infanzia (3686 bambini);
— 26.7% nella scuola primaria (6243 scolari);
— 16.8% nella scuola secondaria di primo grado (3929 ragazzi);
— 40.6% nella scuola secondaria – CFP (9489 studenti)
La tendenza all’incremento della popolazione scolastica si evidenzia negli ultimi
dieci anni scolastici, infatti si passa dai 21.289 iscritti dell’anno scolastico
2001/2002, ai 23.347 iscritti del 2010/2011.

In merito alle scelte educative delle famiglie, il 30.1% degli allievi frequenta un istituto
gestito da enti o associazioni private: le preferenze per la scelta della scuola paritaria
sono maggiori nell’educazione rivolta ai bambini ( 66.3% nelle scuole dell’infanzia, nella
primaria il 28.4%); più contenute nell’istruzione secondaria (il 25.6% in quella di primo
grado, il 19% in quelle di secondo grado).
Si evidenzia negli ultimi nove anni scolastici la tendenza all’incremento della popolazione
scolastica residente in Monza, infatti si passa dai 14109 iscritti dell’ a.s. 2001/2002 ai
15424 iscritti del 2010/2011.
Con incrementi del 6% per la scuola materna, del 8.8% per quella elementare, del 10.2%
nella media inferiore e del 12.3% per la scuola superiore: l’incremento globale nei nove
anni è stato del 9.3%


FINALITA’ OBIETTIVI E STRATEGIE

1.1 MISSION
Formazione di un cittadino
consapevole, responsabile, autonomo;
dotato di capacità di lettura critica della realtà,
che abbia sviluppato capacità logico – cognitive ma anche relazionali;
in possesso di un corretto metodo di studio,
di buone conoscenze di base
nell’ambito delle diverse discipline;
così da essere in grado di proseguire gli studi
in modo proficuo.
La scuola si impegna a offrire, in un ambiente sereno, una solida formazione culturale,
attraverso un’attività scolastica regolare e una proposta culturale diversificata che valorizzi interessi e doti individuali. È l’obiettivo generale che la scuola si pone nei confronti degli studenti, delle famiglie, del mondo del lavoro, del Ministero e del territorio. Esprime la politica della scuola definendone le finalità. Finalità L’Istituto intende garantire un’offerta formativa volta:  alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni;  al miglioramento del processo di insegnamento/apprendimento attraverso l’introduzione di nuove metodologie e flessibilità dei curricoli;  alla personalizzazione degli itinerari formativi attraverso la progettualità della scuola e l’integrazione nel territorio;  al coinvolgimento responsabile di tutte le componenti scolastiche nei processi

attivati con particolare riguardo all’analisi di fattibilità, all’individuazione degli strumenti per raggiungere gli obiettivi formativi, alle procedure di autovalutazione e verifica interna, alle azioni di monitoraggio, alla progettazione del miglioramento;  alla promozione delle potenzialità di ciascun alunno adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo;  alla formazione di giovani atti ad inserirsi nella vita attiva, con una solida cultura generale, una preparazione professionale di base ed approfondimenti specialistici;  al sostegno della formazione continua, attraverso un costante collegamento tra scuola e mondo del lavoro;  al sostegno dei soggetti in difficoltà con la prevenzione e la riduzione della dispersione scolastica;  alla promozione di iniziative finalizzate alla realizzazione di un sistema di qualità. Obiettivi 1. garantire agli studenti e alle famiglie trasparenza a livello di informazione; 2. operare in modo che, nel rispetto della libertà professionale dei docenti, le programmazioni di tutte le classi vengano effettuate con le stesse modalità; 3. promuovere l’aggiornamento e la formazione continua in servizio del personale dell’istituto, per consentire un costante sviluppo della sua professionalità; 4. garantire la qualità dei Servizi d’Istituto; 5. garantire la qualità delle funzioni e dei compiti non istituzionali, ma organizzativi e qualificanti l’istituzione scolastica; 6. prevenire il fenomeno dell’abbandono e della dispersione scolastica orientando e rimotivando in itinere lo studente al fine di compensare i deficit sociali, affettivi e cognitivi, nell’ottica del raggiungimento del successo scolastico e formativo; 7. garantire agli studenti l’educazione alla salute, alla solidarietà e alle pari opportunità, per una migliore qualità di vita scolastica; 8. controllare le condizioni che favoriscano l’integrazione dei disabili; 9. favorire l’inserimento e l’integrazione degli studenti stranieri; 10. sviluppare una dimensione europea nella formazione e nell’orientamento promuovendo l’acquisizione di competenze chiave, preparando i giovani alla vita adulta e professionale in funzione delle esigenze della società e delle innovazioni tecnologiche.

1.2 FINALITÁ EDUCATIVE GENERALI
All’istituzione scolastica – in collaborazione con la famiglia e le altre “agenzie” educative – spetta il compito di offrire strumenti critici per dare unità e significato ai moltissimi stimoli, saperi e valori in cui ogni adolescente è quotidianamente immerso. La finalità generale propria della Scuola Secondaria è di favorire – attraverso l’acquisizione di conoscenze fondamentali specifiche – lo sviluppo delle capacità logiche, scientifiche, operative e delle corrispondenti abilità. L’ adolescente dovrebbe maturare conoscenza/padronanza di sé e competenza nel controllare situazioni in perenne evoluzione, senza trascurare l’apprendimento di conoscenze e abilità strumentali indispensabili nei rapporti sociali che egli, nell’attuale mondo complesso e tecnologico, può acquisire.
Nello specifico, la Scuola Secondaria di secondo grado si propone le seguenti finalità educative:
— conoscere, comprendere e utilizzare i contenuti, i linguaggi e gli strumenti delle diverse discipline;
— acquisire un metodo di studio e di lavoro personale e efficace;
— prendere coscienza di sé, dei propri bisogni, attitudini e potenzialità;
— prendere coscienza degli altri, favorendo rapporti interpersonali di rispetto, accettazione, solidarietà e collaborazione;
— acquisire la capacità di scegliere in modo responsabile e autonomo;
— aprirsi a una dimensione di GLOBALIZZAZIONE e di multiculturalismo.

1.3 OBIETTIVI FORMATIVI E STRATEGIE
Obiettivo principale dell’intervento formativo è quello di assicurare agli allievi i mezzi e i valori per inserirsi nel mondo del lavoro con una forte qualificazione e motivazione.
L’ISTITUTO seguirà gli stadi di maturazione cognitiva ed affettiva dello studente, per fornire adeguato stimolo al processo interiore autonomo di graduale edificazione di una propria visione del reale e, quindi, della comunità in cui è inserito; di conseguenza, intende sviluppare INDIVIDUALMENTE

— l’acquisizione della consapevolezza di sé e dell’autonomia della personalità individuale;
— lo sviluppo personale e sociale dell’allievo e la promozione della sua autostima;
— il rispetto e la valutazione di se stessi e degli altri, apprezzando i vantaggi offerti dalla risoluzione dei conflitti con metodi non violenti;
— la scelta dell’interdipendenza e, quindi, la volontà di comunicare e cooperare con gli altri;
— la capacità di adattarsi al cambiamento;
— l’impiego delle tecnologie per il miglioramento dell’aspetto quantitativo e qualitativo dell’apprendimento, personalizzando il luogo, il momento e gli stili;
— l’orientamento, quale fondamentale componente strutturale del processo formativo dell’individuo durante tutto l’arco della vita.

NELLE DIVERSE FORMAZIONI SOCIALI, (COMUNITÀ NAZIONALE, COMUNITÀ SOVRANAZIONALE)
— la formazione di una coscienza improntata a un principio di coerenza fra principi, ideali e valori liberamente e consapevolmente assunti e i comportamenti attivati nella vita sociale e civile;
— la consapevolezza di dover contribuire e partecipare attivamente al processo di cambiamento e alle scelte che investono la comunità stessa;
— un’educazione interculturale e, quindi, l’acquisizione di uno strumento interpretativo della realtà flessibile, critico e volto all’integrazione dei vari punti di vista, dei vari costumi e delle varie fedi ideali;
— l’educazione alla diversità e con la diversità per l’integrazione dei soggetti con situazioni “particolari”;
— l’apprendimento auto diretto, “l’apprendere ad apprendere” quale fondamento essenziale dell’educazione permanente.

NEL LAVORO
Lo studente possiede consapevolezza della propria centralità formativa, ma riconosce che l’apprendimento accade in molte altre situazioni (formali e non formali) e che esistono diverse agenzie di formazione delle cui teorie e pratiche educative occorre tener conto per attuare una formazione continua. É necessario, quindi, estendere la responsabilità pedagogica all’intera società, coinvolgendo altre strutture, sociali e produttive nel processo educativo.
A tale proposito la scuola intende:
— formare l’individuo attraverso un curriculum di studi rispondente alle esigenze della realtà attuale;
— qualificare e diversificare il più possibile l’offerta formativa, tenendo conto delle diverse esigenze del mercato del lavoro;
— garantire, in tutte le aree del sapere, un rapporto d’apertura tra sapere formalizzato e sapere pratico, non formalizzato;
— realizzare interventi integrati con il territorio, favorendo la necessaria interconnessione culturale tra scuola ed extrascuola;
— porre in essere strategie per l’apprendimento per tutta la vita che, a causa dei cambiamenti strutturali che percorrono i Paesi (crescita economica, tecnologia, globalizzazione, deregulation dei mercati, le nuove economie, ecc.) risultano le uniche in grado di permettere il rapido adattamento alle esigenze di cambiamento del lavoro.
Più in particolare, il Profilo atteso si dispone nelle seguenti articolazioni:
IDENTITA’

–ORIENTAMENTO

–STRUMENTI CULTURALI

–CONVIVENZA CIVILE

–IDENTITÀ

–CONOSCENZA DI SÉ o prendere coscienza delle dinamiche che portano all’affermazione della propria identità.

–RELAZIONE CON GLI ALTRI o Imparare a interagire con i coetanei e con gli adulti e distinguere tra modelli positivi e negativi.

ORIENTAMENTO:
1. Essere in grado di pensare al proprio futuro.
2. Elaborare, esprimere e argomentare un proprio progetto di vita che si integri nel mondo reale in modo dinamico ed evolutivo.
3. Collaborare responsabilmente e intenzionalmente con la scuola, la famiglia e le organizzazioni sociali e territoriali che possono partecipare alla definizione e alla attuazione del proprio progetto di vita.
4. Dimostrare disponibilità a verificare l’adeguatezza delle decisioni sul proprio futuro scolastico e professionale.

STRUMENTI CULTURALI
1. Conoscere il funzionamento del proprio corpo; padroneggiare le conoscenze e le abilità che, a partire dalle modificazioni dell’organismo, consentono, mediante l’attività motorio – espressiva, il gioco e la pratica sportiva individuale e di squadra, un equilibrato e armonico sviluppo della propria persona.

2. Valutare criticamente le esperienze motorie e sportive vissute e imparare, attraverso la pratica sportiva, a relazionarsi e a coordinarsi con gli altri, rispettando le regole stabilite.

3. Conoscere e utilizzare tecniche differenziate di lettura silenziosa dei testi e leggere correttamente, ad alta voce, testi noti e non noti; usare un vocabolario attivo e passivo adeguato agli scambi sociali e culturali e capire messaggi orali e visivi; essere in grado, nell’orale e nello scritto, di produrre testi brevi, ben costruiti e adatti alle varie situazioni interattive.

4. Avere consapevolezza delle ragioni storico-giuridiche, linguistico – letterarie ed artistiche che ci legano al mondo classico e giudaico-cristiano e dell’identità spirituale e materiale dell’Italia e dell’Europa; sapersi orientare nel tempo e nello spazio, operando confronti per comprendere caratteristiche specifiche, somiglianze e differenze tra la nostra e le altre civiltà del mondo.

5. Adoperare, per comunicare con gli altri, codici diversi dalla parola (fotografia, internet, musica, teatro, ecc.); leggere quotidiani e ascoltare telegiornali, confrontandosi con le opinioni che esprimono; saper compilare bollettini, vaglia postali, leggere tabelle orario, carte topografiche, mappe, bollette di servizi pubblici, ecc..

6. Eseguire semplici operazioni aritmetiche mentalmente, per iscritto e con strumenti di calcolo, misurare una grandezza, calcolare una probabilità, padroneggiare concetti fondamentali della matematica; leggere la realtà e risolvere problemi, impiegando forme simboliche caratteristiche della matematica, dando particolare significato alla geometria; interpretarla.

7. Osservare la realtà, per riconoscervi, anche tramite l’impiego di appositi strumenti tecnici, relazioni tra oggetti e grandezze, regolarità, differenze, invarianze o modificazioni nel tempo e nello spazio.

8. Conoscere l’universo animale e il mondo vegetale nelle loro molteplici sfaccettature; conoscere la geografia fisica della Terra e il significato dei principali fenomeni naturali che la riguardano.

CONVIVENZA CIVILE
1. Essere consapevole di essere titolare di diritti, ma anche di essere soggetto a doveri per lo sviluppo qualitativo della convivenza civile.

2. Affrontare, con responsabilità e indipendenza, i problemi quotidiani riguardanti la cura della propria persona in casa, nella scuola e nella più ampia comunità sociale e civile.

3. Conoscere l’organizzazione costituzionale ed amministrativa del nostro Paese, nonché gli elementi essenziali degli ordinamenti comunitari e internazionali e le loro funzioni.

4. Riflettere sui propri diritti-doveri di cittadino; rispettare gli impegni assunti all’interno di un gruppo di persone che condividono le regole comuni del vivere insieme.

5. Conoscere le regole e le ragioni per prevenire il disagio che si manifesta sotto forma di disarmonie fisiche, psichiche, intellettuali e relazionali; impegnarsi a comportarsi in modo tale da promuovere per sé e per gli altri un benessere fisico strettamente connesso a quello psicologico, morale e sociale.

6. Essere consapevoli della necessità di alimentarsi secondo criteri rispettosi delle esigenze fisiologiche e di quelle legate alla salute; conoscere i rischi connessi a comportamenti disordinati e cercare di evitarli.

7. Comportarsi a scuola (viaggi di istruzione compresi), per strada, negli spazi pubblici, sui mezzi di trasporto, in modo da rispettare gli altri, comprendendo l’importanza di riconoscere codici e regolamenti stabiliti.

8. Rispettare l’ambiente, conservarlo, cercare di migliorarlo, ricordando che è patrimonio a disposizione di tutti e adottare i comportamenti più adeguati per la salvaguardia della sicurezza propria e degli altri in condizioni ordinarie e straordinarie di pericolo.

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